
Il Disturbo da uso di alcol, che può variare, lungo un continuum di gravità, da lieve a grave (APA, 2013), è caratterizzato da:
1. scarso controllo di utilizzo della sostanza alcolica;
2. Craving o presenza di un forte desiderio di bere;
3. Ripercussioni negative familiari e sociali;
4. Uso rischioso (utilizzo dell'alcol durante la guida, durante il lavoro...);
5. Tolleranza (bisogno sempre maggiore della sostanza);
6. Sintomi di astinenza (Pallanti, 2016).
Da un punto di vista rogersiano, come può essere letto il sintomo alcolico? Che significato può avere per il soggetto che ne soffre? Per cercare di rispondere a questa complessa domanda, non si può non partire dal concetto di Tendenza Attualizzante di Rogers (1963; 1980). Ovvero, da una delle pietre miliari dell'Approccio Centrato sulla Persona, che riguarda propriamente la visione della natura umana, come degna di fiducia e portata, in modo innato, a crescere e svilupparsi verso forme di esistenza libere, arricchenti e responsabili. Ma ciò che mi preme sottolineare è che la crescita dell'Organismo avviene anche in circostanze non favorevoli allo sviluppo pieno della vita. Per spiegare meglio questo concetto, Rogers utilizza due esempi molto evocativi. Il primo (1963) racchiuso nel volume "La Terapia Centrata sul Cliente", del 1970, riguarda un'esperienza dell'Autore, in una sua vacanza nel Pacifico, che gli permise di osservare un fenomeno naturale di resilienza da parte di una "semplice" alga, che cercava in tutti i modi di resistere alla forza d'urto delle onde: "Quando l'onda gli si abbatteva sopra, il fusto si piegava paurosamente e le foglie venivano sbattute fino a formare una linea dritta dallo scorrere dell'acqua. Tuttavia, non appena l'onda era passata, ecco di nuovo la pianta dritta, resistente, flessibile... In quell'alga simile ad una palma si trovavano la tenacia e la persistenza della vita, la capacità di resistere in un ambiente incredibilmente ostile, riuscendo, non soltanto a sopravvivere, ma ad adattarsi, a svilupparsi, a divenire se stessa" (ivi; trad. it., pp. 288 - 289). Il secondo esempio, forse il più famoso, riporta lo stupore di Rogers, autenticamente descritto in "A way of Being" (1980), nell'ammirare la resistenza di alcuni germogli di patate nel cercare in tutti i modi di arrivare alla luce del sole, nonostante fossero sepolte in una cantina fredda e scura: "Ricordo che nella mia fanciullezza lo sgabuzzino in cui immagazzinavamo la riserva di patate per l'inverno si trovava in un seminterrato... Le condizioni erano sfavorevoli, ma le patate cominciavano lo stesso a germogliare... Questi germogli erano, nella loro crescita bizzarra e futile, una sorta di espressione disperata della tendenza direzionata che ho descritto" (ivi; trad. it., pp. 102 - 103).
Per traslare il concetto di Tendenza Attualizzante nel campo delle dipendenze patologiche, dove la sostanza, in un'ottica di auto - cura o Self - medication (Khantzian et al., 1999, cit. in Fetting, 2011), avrebbe il potere di impedire nella persona la percezione e simbolizzazione della vulnerabilità della propria identità ed il conseguente vissuto di dolorosa e sopraffacente destrutturazione, si può ipotizzare come la persona tossicodipendente abbia appreso dalla sua esperienza, paradossalmente, a sopravvivere proprio grazie alla sostanza, la quale è divenuta, per prima, strumento per la propria, seppur precaria Tendenza Attualizzante, come tentativo disperato e tenace di accrescersi e di svilupparsi e come tentativo di alleviare il dolore causato dalla propria sofferenza psichica (Borgioni, 2007; Carubbi, 2016): “innanzitutto comincerei con l'affermare che il tossicodipendente, attraverso il ricorso delle sostanze, solo secondariamente mette in atto un comportamento autodistruttivo, primariamente egli cerca un automedicamento volto ad alleviare le proprie tensioni psicologiche ed il proprio malessere esistenziale […]. Il sintomo tossicomanico, quindi, deve essere visto come il tentativo disperato di un organismo umano non già di autodistruggersi ma di sopravvivere e di continuare a crescere, pur trovandosi in condizioni avverse e tutt'altro che facilitanti” (Borgioni, 2007, pp. 54 – 55).